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GENOVA – Una delle zone maggiormente ospitali della nostra amata Italia é sempre stata l’Emilia-Romagna, una terra meravigliosa, ricca di storia, piena di monumenti e paesaggi da vedere assieme alla cucina celebre in tutto il mondo che ne hanno trainato da sempre il turismo fino a farne arrivare lo sviluppo pure nel settore dei motori come la Formula 1, che ospita una delle abituali tappe mondiali nei suoi autodromi cittadini: la prima volta fu il 21/4/1963 ma, in realtà, vi fu una piccola città, Imola (Bologna), che nel ferragosto del 1962 (2 mesi dopo i mondiali in Cile) già stava iniziando a divenire famosa come il paese che diede i natali a uno dei giocatori più forti della storia di un team giovane ma già nobile come la Sampdoria…stiamo parlando del 4° giocatore più presente di sempre in maglia blucerchiata dietro ai soli Roberto Mancini/Pietro Vierchowod/Angelo Palombo: Moreno Mannini, l’imolese di nascita ma sampdoriano d’adozione.

Nato il 15/8/1962 e cresciuto fra gli oratori locali, i campi di quartiere e le piccole rappresentative del posto, iniziò a farsi notare all’età di appena 18 anni, quando l’Imola stesso lo tesserò in Serie D alle soglie del 1980/81: arriverà a fare 25 presenze condite da 2 gol ma subito sarà ceduto al Forlì (colosso della costa adriatica al di fuori delle altre “metropoli”) in Serie C1 per il 1981/82, nella quale totalizza 10 apparizioni sommate ad 1 rete (Forlì-Empoli 2-2 del 23/5/1982, sfida decisiva per far restare i suoi a certi livelli).

Nell’estate dei mondiali 1982 il Como lo adocchia e il presidente Beretta lo tessera essendo molto interessato a quello che é già considerato fra i migliori terzini destri emergenti del professionismo: trascorrerà in Lombardia il biennio 1982-84 sotto la guida di una leggenda del ruolo di laterale destro basso come Tarcisio Burgnich, che lo responsabilizzerà al punto da farlo diventare in pochissimi mesi uno degli intoccabili del gruppo lariano…la tanto auspicata promozione non arriverà, al contrario di 62 ingressi e 5 segnature che renderanno il nostro protagonista sempre più consapevole sia come marcatore che come risorsa supplementare in caso di sortite offensive.

Siamo ormai nell’estate del 1984 e Moreno ha già 22 anni: é allora che si compie il sodalizio decisivo per il suo futuro da calciatore (rotta Como-Genova com’era già avvenuto per il suo compagno Vierchowod nel 1981)…l’allenatore della Sampdoria Bersellini con il patron Paolo Mantovani, desiderosi di creare una Samp vincente appena 2 anni dopo il ritorno in massima lega, lo scelgono pagandolo circa 50 milioni di lire, una cifra piuttosto grossa per uno così giovane; il “matrimonio” fra Mannini e la nuova curva durerà ben 15 annate, dal 1984 al 1999 e coinvolgerà sia i tempi migliori che peggiori della storia del club. Al 1° anno é già festa, con la conquista della 1° Coppa Italia in finale a discapito del Milan (fra 30/6 e 3/7/1985 sarà 0-1 e 2-1 per un 3-1 conclusivo nel computo totale con 31 gare giocate per il nostro eroe, fra cui ben 7 nella competizione portata a casa) e nel 1985/86, seppure in modo inglorioso, si esordisce nelle coppe europee (41 gare giocate e in cui arriverà pure la sua prima marcatura in Serie A al netto di 4 sfide in 2 turni…ma non era mai accaduto prima alle compagini genovesi di partecipare a tornei internazionali) perdendo, inoltre la finale di coppa nazionale di fornte alla Roma la sera del 14/6/1986 (2-1 a Genova e 0-2 a Roma) anche se il progetto di Bersellini non convince totalmente, costringendo la dirigenza a virare sul tecnico del Real Madrid…Vujadin Boskov, colui che verrà considerato da tutti i giovani del gruppo il vero condottiero della “famiglia doriana”.

Dopo 34 presenze+2 gol nel 1986/87 (il 7/9/1986 realizzerà il suo unico marchio in coppa nazionale nella vittoria 2-1 con la Juventus nell’ultima giornata dei gironi estivi), é nella primavera del 1987/88 (42 partite e 2 timbri) che arriva la 2° Coppa Italia, contro il Torino (a cui aveva segnato l’anno addietro e risegnerà anche stavolta in campionato prima di punire l’Inter) in una doppia finale thriller risolta solo ai supplementari (2-0 in Liguria e 0-2 tramutato in 2-1 nell’extra-time a cavallo fra 5/5 e 19/5/1988) e, di fatto: qui inizia il miglior periodo del calcio genovese…ormai l’organico é consolidato e Mantovani inserisce solo qualche valida alternativa sapendo che la “spina dorsale” é quella definitiva per puntare in alto, allo scudetto o alle competizioni europee. Mannini, intanto, é divenuto uno dei senatori dello spogliatoio e, dopo che Vialli ha rifiutato una lauta offerta dal Milan di Berlusconi, decide di stringere un vero “patto di sangue” con tutti gli effettivi italiani tipo Pagliuca/Pellegrini/Vierchowod/Lanna/Pari/Invernizzi/Lombardo/Dossena/Mancini/lo stesso Vialli (gli stranieri non furono esclusi, ma gli venne concesso di scegliere se restare o andarsene alla prima occasione utile: in molti sceglieranno la seconda…): nessuno di loro sarebbe andato via finché non avessero vinto tutto quello che era possibile entro 5-10 anni da allora.

La stagione 1988/89 é conosciuta anche come quella delle 3 finali di coppa…dopo la Supercoppa Italia persa 3-1 in casa del Milan il 14/6/1989, i blucerchiati arriveranno a giocare la finale di Coppa delle Coppe (persa 2-0 a Berna con il Barcellona il 10/5/1989…), a vincere la 3° Coppa Italia a spese del Napoli (nel periodo 7-26/6/1989 sconfitta 1-0 in Campania e 4-0 sul terreno di Cremona in rimonta poiché il “Luigi Ferraris” era in ristrutturazione per i mondiali del 1990) prima di perdere ancora la Supercoppa nazionale il 29/11/1989 per 2-0 sul terreno dell’Inter: Mannini totalizzerà solo 31 sfide giocate senza mai andare a segno e si troverà a fare i conti con diversi problemi fisici data la lunga serie d’impegni che proveranno tutti gli organici del nostro campionato.

Giunti al 1989/90 vediamo una Sampdoria che si sta rinforzando sempre di più intanto che deve affrontare di nuovo 3 impegni: se in Coppa delle Coppe arriverà l’unico trionfo europeo dei genovesi per 2-0 a Goteborg dinanzi all’Anderlecht dopo i supplementari la notte di mercoledì 9/5/1990…Mannini salterà solo 5 giornate di Serie A (41 apparizioni fra 4 competizioni) ma non riuscirà comunque a farsi scegliere per i mondiali di giugno/luglio.

Purtroppo divenne anche chiaro che qualcosa stava cambiando nell’ambiente di Bogliasco: i traguardi raggiunti fino ad allora piacevano e, inoltre, il 30/8/1989 si era rigiocato il 1° derby dopo il 1984 in occasione del 2° turno di coppa nazionale…nell’inverno del 1990 i genoani, espugnando 1-2 casa degli avversari domenica 25/11/1990, torneranno a primeggiare in città dopo 12 anni e, nel frattempo, il Milan strappava la Supercoppa Europa (1° edizione fra 2 club del nostro paese) facendo 1-1 fuori casa e 2-0 al ritorno ma, stavolta, le coppe non andarono bene e tutti iniziarono a cercare l’unico obiettivo ancora raggiungibile che mancasse nella bacheca: lo scudetto; fu così che, nella primavera del 1991, precisamente domenica 19/5/1991, in seguito al 3-0 maturato in casa con una giornata di anticipo, il team di Mantovani divenne campione d’Italia per l’unica volta nella sua storia…Mannini (arrivato a 39 presenze) siglò il raddoppio avendo già marcato la trasferta di Pisa il 17/3 passato (anche lì 0-3 per i liguri) dopo che Cerezo aveva portato in vantaggio i suoi e Vialli chiuse i conti consentendo alla squadra di concentrarsi sulla finale di coppa nazionale, poi persa 3-1 e 1-1 con la Roma fra 30/5-9/6/1991 ma a cui fece seguito il solo trionfo in Supercoppa nazionale sempre contro i giallorossi (3° tentativo ma con il risultato di 1-0) il 24/8/1991.

Ormai la Sampdoria aveva conquistato tutto ciò che era possibile a livello territoriale ed anche in tutto il continente si é fatta conoscere…ma il 1991/92 attende il club al varco per la prova più importante di sempre: la Coppa dei Campioni, in cui si arriverà fino alla finale di “Wembley” contro il Barcellona nella sera di mercoledì 20/5/1992, in cui un’intera città sarà uccisa da un destino infame con il tragico esito dell’1-0 firmato su punizione inesistente di Ronald Koeman al 112° per il 1° alloro dei catalani nella manifestazione che poteva segnare la consacrazione definitiva degli uomini di Boskov come matricola esordiente fra i grandi; Mannini, da parte sua, forte di altre 44 comparse (fra cui tutte le 10 sfide continentali), rimpiangerà anche le semifinali di coppa nazionale perse con i futuri campioni del Parma ma si renderà anche conto, fra i primi, che qualcosa si é ormai rotto e che quel meraviglioso ciclo, in cui la “piccola” Sampdoria aveva fatto da antagonista ai soliti team di Milano o Torino assieme alla Roma, era ormai giunto alla fine: Boskov e Vialli andranno via proprio nel 1992 per accasarsi alla Roma e alla Juventus, dopo che il capitano dello scudetto Pellegrini si era già trasferito nel 1991 al Verona e toccherà a Mancini o Vierchowod prendere in mano le redini di capitani intanto che Mantovani inizierà a combattere con un cancro ai polmoni.

La stagione 1992/93, in cui Sven-Goran Eriksson rimpiazzerà Boskov assieme a Sergio Santarini, sarà molto avara di soddisfazioni per il nostro terzino, ormai arrivato ad altre 29 comparsate sommate alle sole 10 gare giocate con la nazionale (in realtà già nel 1990 Azeglio Vicini lo aveva convocato un paio di volte in occasione di alcuni incontri non ufficiali, dato che eravamo qualificati di diritto come paese ospitante, ma senza mai farlo scendere in campo), sotto la gestione di Arrigo Sacchi (suo grande estimatore dai tempi del Milan) fra 19/2/1992 e il 1/5/1993 (3 delle ultime 4 saranno fra le prime sfide di qualificazione ai mondiali statunitensi del 1994).

Il 1993/94, invece, vede i blucerchiati arrivare sul podio del campionato per la 2° volta dopo il tricolore forti del 3° posto alle spalle di Milan/Juventus e, soprattutto, sarà l’anno della 4° nonché ultima coppa nazionale: dopo lo 0-0 del 6/4/1994, sarà il 6-1 con l’Ancona del 20/4/1994 in casa a consegnare l’ultimo titolo della storia sampdoriana nelle mani del nuovo patron Enrico Mantovani, subentrato al padre Paolo dopo la morte avvenuta giovedì 14/10/1993…la sconfitta ai rigori con il Milan in Lombardia per 5-3 (1-1 dopo 120 minuti) del 28/8/1994, annata nella quale il terzino arriverà a toccare quota 366 con la maglia genovese, saranno il preludio alla fase calante della sua carriera.

Nel 1994/95, a fronte di 36 gare disputate, Mannini, diventato una colonna portante per tutto l’ambiente, vivrà la doppia delusione della semifinale di Coppa delle Coppe persa ai rigori con l’Arsenal e del derby perso 2-1 in ribaltone in casa genoana (sarà l’ultimo, per lui, in campionato e sarà l’unica batosta rimediata in trasferta oltre che la 2° in totale dopo quella dell’inverno 1990) al netto di un amore sempre più forte fra lui e i tifosi della “Gradinata Sud” e della retrocessione dei cugini a giugno.

Nel 1995/96 Mannini realizzerà il suo 7° ed ultimo timbro in Serie A durante Roma-Sampdoria 3-1 del 21/1/1996…il cerchio si chiuse perfettamente, visto che la sua 1° marcatura risaliva a Sampdoria-Roma 1-0 del 1/12/1985, ma di gioie non ne avrà altre: il rapporto con Enrico Mantovani non sarà mai uguale a quello che aveva con il padre, il grado di capitano lo dovrà ancora spartire con Roberto Mancini poiché Vierchowod ha raggiunto Vialli a Torino e la gestione del duo Santarini-Eriksson lo porterà a diversi attriti con quest’ultimi; le 29 presenze (27+2 di coppa) saranno solo un ulteriore passo verso la classifica “all time” della squadra.

Nel 1996/97 Santarini lascia il posto all’altro ex romanista Luciano Spinosi ma per il nostro protagonista arrivano solo 22+1 dispute mentre la squadra perde sempre più prestigio calando verso le zone basse della graduatoria ma riuscendo a qualificarsi un’ultima volta alle competizioni internazionali venendo anche estromesso dai cugini nel 2° turno di coppa nazionale (2-2 fuori e 0-2 in casa)…

Nel 1997/98 Mannini, diventato capitano in seguito al trasferimento di Mancini alla Lazio, esordisce in Coppa Uefa in occasione della sconfitta 1-2 a Genova con l’Athletic Bilbao in occasione dell’andata dei trentaduesimi di finale andati in scena il 16/9/1997 con il neo-tecnico Cesar Luis Menotti (colui che aveva condotto l’Argentina a vincere i mondiali del 1978) ma l’esperienza europea termina 14 giorni dopo, quando si perde 2-0 in Spagna…sarà l’ultima sfida europea del nostro protagonista quando la prima era arrivata il 18/9/1985 (12 annate e 363 giorni addietro) in casa del Larissa, terminato 1-1 per l’andata dei sedicesimi di finale di Coppa delle Coppe; il ritorno di Boskov e i 30 gettoni messi a referto gli daranno un ultimo slancio verso il finale ma ormai é chiaro che la sua avventura in Liguria sta per concludersi, vista pure l’età che avanza.

L’annata 1998/99, in cui la Doria giocherà anche 6 partite del Torneo Intertoto ma il protagonista non vi prenderà parte a causa di molti dissidi con il mister toscano Luciano Spalletti, sostituito dall’ex compagno di Mannini David Platt ma poi tornato per evitare la retrocessione, che lo relegherà, alla soglia dei 36 anni, in panchina con sole 10 occasioni in cui farsi vedere oltre alla sola presenza di coppa nazionale per un computo totale 17 partite, il minor numero da quando aveva iniziato la carriera agonistica ad eccezione dell’esperienza a Forlì.

Lascerà Bogliasco nell’estate 1999 con grande dispiacere e contro la sua volontà, sapendo che i suoi erano crollati in cadetteria per la prima volta dal 1976/77 e lui, il capitano nonché ultimo elemento di congiunzione con la mitica squadra che aveva vinto quasi tutto, non era riuscito ad impedirlo malgrado un buon organico…vanterà 501 presenze (378 in Serie A, 73 in Coppa Italia, 47 in Europa fra cui ben 10 in Coppa dei Campioni e 29 in Coppa delle Coppe, 2 in Supercoppa Italia e 1 in Supercoppa UEFA) insieme, appunto, alle 8 firme ma i suoi primati migliori li avrà nelle stracittadine, dove totalizzerà 15 comparse (dietro alle 21 di Palombo, le 19 di Mancini ma a parità con Vierchowod o con i dirimpettai Ruotolo/Torrente), fruttanti 4 trionfi (2 soli in casa), 8 pareggi (3 fra le “mura amiche” e 1 in coppa nazionale), 3 sconfitte (2 in trasferta di cui 1 sarà l’ultimo) pur senza mai timbrare il cartellino.

Chiuderà la carriera trasferendosi al Nottingham Forest ancora di David Platt dall’estate 1999 fino a gennaio 2000 ma riuscirà a giocare la Premier League solo 10 volte, con ormai 37 primavere sulle spalle e volendo andare a finire il lavoro a Imola, in Serie C2, dove si ritirerà nell’estate del 2000 avendo ottenuto di giocare solo 1 ultima volta agli ordini di mister Nevio Valdifiori nonché sotto gli occhi del presidente Silvano Passerini (con i romagnoli farà 11 apparizioni, al conto conclusivo)…saranno 609, alla fine, le sue gare ufficiali da professionista.

E’ stato quello che, assieme a Mancini, ha vissuto maggiormente la presidenza Mantovani ed é l’unico, assieme al suo compagno di Jesi, ad aver vinto tutto quello che attualmente ha la Samp in bacheca senza scordare tutto ciò che ha significato nei confronti con i “cugini” mostrandosi sempre fiero al punto da essere invidiato anche dai genoani, che avrebbero voluto avere un terzino destro marcatore capace di spingere come un fluidificante di professione e di saper confezionare assist a ripetizione non disdegnando di sapersi anche districare da stopper quando fosse necessario riuscendo a farsi amare incondizionatamente dalla sua curva, che ancora oggi lo ricorda con immutato affetto malgrado sia uscito dal mondo del calcio, specie perché fu l’unico a restare fino alla fine del team che aveva regalato gli anni migliori della storia recente al calcio genovese: Moreno Mannini, l’imolese di nascita ma sampdoriano d’adozione.

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