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GENOVA – Essere calciatori vuol dire essere, soprattutto, uomini.

Fra i più grandi esempi di uomini che abbiano mai lasciato il proprio segno nella storia di questo sport vi è quello che, forse, è stato il 3° più forte libero italiano dopo Scirea e Baresi: Gianluca Signorini, colui che non ha mai abbassato la testa.

Nato a Pisa il 17/3/1960 passerà la prima parte della carriera in club di provincia come Pisa, Pietrasanta, Prato, Livorno, Ternana, Cavese facendo vedere da subito un talento superiore; l’estate del 1985 Sacchi insiste con il presidente del Parma Ceresini per riuscire ad acquistare il giocatore, a farlo restare 2 anni fra i ducali centrando subito la promozione in Serie B e adoperandolo successivamente come prototipo per i video di allenamento di Franco Baresi nella parentesi rossonera seguente dell’allenatore romagnolo.

Nel 1987 Liedholm chiede all’ingegner Viola di pagare 1,6 miliardi per accaparrarsi il difensore dei crociati e farne il cardine della sua difesa ma riesce a tesserarlo per una sola stagione arrivando 3° in campionato. L’estate degli europei in Germania Ovest il Genoa di Spinelli strappa, su volontà di mister Scoglio, Signorini ai giallorossi puntando su di lui per risalire in Serie A dopo 5 anni…qui avviene il definitivo salto di qualità del protagonista: diviene per 7 anni (1988-1995) capitano, bandiera, record-man di presenze con i genovesi riuscendo a farli tornare nella massima categoria già al primo anno e collezionando 207 presenze con 5 reti di cui 12 derby conditi da 1 gol (nell’anno d’oro del calcio cittadino, il 1992).

Chiuderà la carriera tornando al Pisa nel 1997 (centrando un’ultima promozione dai dilettanti alla Serie C) e diverrà poi allenatore dei Toscani ma la vita ha deciso che le sue gioie sono finite: non verrà mai considerato per la nazionale a causa della spietata concorrenza e scoprirà di essere affetto da SLA all’indomani del ritiro…la “sua” curva si ricorderà di lui organizzando una partita di beneficenza con una serata per raccolta fondi allo stadio “Luigi Ferraris” il 24/5/2001 in cui gli verrà dedicata un’accoglienza commovente e nessuno, della sua famiglia, riuscirà a trattenere le lacrime in quell’occasione.

Quando se ne andrà, il 6/11/2002, tutta Italia lo piangera’ senza distinsione di vessilli e colori…i grifoni ritireranno la sua mitica numero 6 dedicandogli anche un campo di gioco e il Pisa investirà con il suo nome una gradinata del proprio stadio.

Il Gianluca calciatore fu grandissimo, ma l’uomo fu immenso: mai una foto, un autografo, una sciarpa o una maglietta negati a qualche suo tifoso unite a regalità con eleganza mostrate perpetuamente in ogni performance e poi quella corsa sfrenata sotto la “Gradinata Nord” all’ultima giornata dell’annata 1994/1995: il Genoa sta lottando con il Padova per non retrocedere e al 90° i liguri sono condannati quando la partita è finita ma gli avversari stanno ancora giocando, al terzo minuto di recupero subiscono gol e rendono necessario lo spareggio…”Il Capitano” esce dagli spogliatoi dove stava sentendo la radiocronaca con i compagni e corre verso i suoi tifosi inginocchiandoglisi davanti piangendo come un ragazzino. A fronte di situazioni come questa emerge la purezza e la forza di un uomo che non ha mai chinato il capo neanche davanti alla malattia riuscendo ad essere sempre vero con la gente e a legare indelebilmente la propria immagine a tutta l’Italia, oltre che ai genoani.

Se chiedete a un qualunque sampdoriano chi sia stato il più grande di tutti gli avversari affrontati nei derby fra anni ’80 e ’90 sarà sempre un prebiscito: GIANLUCA SIGNORINI, IL CAPITANO CHE NON HA MAI ABBASSATO LA TESTA.

 

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