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La serie A ritorna con i bianconeri di Sarri al comando. L’Inter è chiamata a non farsi travolgere dalla depressione dopo il ko nello scontro diretto che è costato il primato, il Napoli è già lontano dalla vetta. Pioli e Ranieri le novità in panchina

ROMA – Dopo Mancini come Pozzo e i 700 gol di Ronaldo possiamo tornare sulla terra. Dalla Nazionale già qualificata agli Europei a Lazio-Atalanta, Napoli-Verona, Juve-Bologna, Sassuolo-Inter, Samp-Roma, Milan-Lecce e così via. Ci ributtiamo nel campionato.

JUVE AL COMANDO, SENZA ATTACCO – Si ritorna con la Juve al comando, che si gode cotanto campione. Di quei 700 gol Ronaldo ne ha segnati appena 3 per la Juve quest’anno: nono posto nella classifica marcatori, a partire dai 7 di Immobile. Ha fatto anche una grandissima partita contro l’Inter, ma è rimasto all’asciutto. E questo è un po’ il misterio glorioso di un grande campione e di una grandissima squadra, che sta trovando faticosamente la strada del gioco di Sarri. Pur disponendo dei migliori e dei più celebrati attaccanti – Ronaldo, Higuain, Dybala, Mandzukic etc – la Juve non è propriamente una macchina da gol, comincia a far gioco ma segna (13 gol) appena di più della Fiorentina e della Roma (12), quanto la Lazio (13), e meno di Inter (14), Napoli (15), Atalanta (18). L’equilibrio sarriano, leggende a parte, è evidentemente spostato in questo momento verso la difesa. Cioè praticamente siamo già tornati alla Juve del “primo non prenderle”.

L’INTER DI CONTE E LA DEPRESSIONE DA SECONDO POSTO – L’Inter con la Juve non ha fatto una bella partita, ma non ne è stata nemmeno travolta, ha perso per 2-1. In classifica l’Inter è scesa al secondo posto, ma ha un solo punto di distacco dalla Juventus. Nella sostanza equilibrio c’era prima ed equilibrio c’è adesso. E però, come si dice oggi, la “resilienza” è molto deficitaria. Conte ha cominciato a evidenziare le differenze, a dire che la panchina rispetto alla Juve è quella che è, che è solo l’inizio. Si accusa una certa depressione e soprattutto si individua in Lukaku la delusione (comunque ha fatto tanti gol quanti Ronaldo). Mentre Icardi si starebbe integrando più che discretamente al Psg. Un confronto banalissimo, ma anche inevitabile. Tutto sta a non lasciarsi travolgere dalla depressione post Juve.

PIOLI E RANIERI SULLA GIOSTRA – La sosta è fatale, soprattutto in questa fase autunnale. Il Milan ha fatto il record di un cambio di panchina alla settima giornata, via Giampaolo, dentro Pioli. Il ribaltone – come del resto ammesso dagli stessi dirigenti – dice che Boban e Maldini ci hanno capito poco fin dall’inizio, hanno giocato improvvidamente la carissima carta Spalletti, e infine chiuso con Pioli. Che nella primavera scorsa si era dimesso dalla Fiorentina. Torna in pista anche Claudio Ranieri: che alla Roma prese il posto di Eusebio Di Francesco e alla Sampdoria idem. Praticamente un incubo per Di Francesco. Non confermato dalla Roma, Ranieri rientra nella Samp di Ferrero. Quella degli allenatori è una giostra, si salta da un cavallo all’altro così, col beneplacito di tutti, per tener buoni i tifosi, rinnovare il cartellone, e strappare un contratto in più. Per Pioli a 54 anni è il tredicesimo cambio di panchina, per Ranieri a 68 è la ventesima squadra.

NAPOLI, DE LAURENTIIS VS ANCELOTTI – Il Napoli a sei punti dalla Juve (e a cinque dall’Inter) è indubbiamente la delusione di questo inizio di stagione. Partito con l’idea di far comunque concorrenza alla Juve, di tentare almeno di lottare per lo scudetto, il Napoli di Ancelotti non ha carica, non ha il fuoco dentro, e forse non ha nemmeno la squadra. Potremmo riassumere il tutto in una domanda simbolica: Insigne è un grande giocatore oppure no? Nel frattempo monta una certa acredine verso Ancelotti, lo si rimprovera di non aver dato coraggio al Napoli, si contesta il suo esasperato turn over, e lo stesso De Laurentiis sembra non esserne più così convinto. Tanto che a fine anno potrebbe esserci perfino il divorzio.

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