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ROMA – Una delle serate più infauste per i colori giallorossi della storia recente di un confronto che negli anni ‘80 regalava emozioni forti. Stasera la Roma è passata dalla gloria di una partita giocata con costrutto e buona volontà nel primo tempo concluso sull’1-1 grazie ai gol di Abraham e Dybala, fino al doppio vantaggio accumulato grazie ai gol di Mkhitaryan deviato in porta da De Sciglio e di Pellegrini che trasformava un calcio di punizione magistrale, al crollo totale fino alla beffa finale. Sul 3-1 erano passati 60’ e la Juve che intanto aveva dovuto rinunciare a Chiesa per infortunio (si teme un lungo stop), sembrava alle corde ed incapace di reagire. C’è voluta una giocata del nuovo entrato Morata che irrideva Ibanez (anche stasera dopo Milano, impresentabile) prima di regalare un pallone invitante a Locatelli che, lasciato tutto solo dai sedicenti difensori giallorossi, insaccava di testa senza problemi. Il 3-2 svegliava i bianconeri e intimoriva i padroni di casa che vedono riaffiorare tutti i propri limiti caratteriali. Immaginabile conseguenza il gol del 3-3 di Kulusewsky che insaccava sotto misura dopo una conclusione di Morata respinta da Smalling quasi sulla linea di porta. Il Var controllava la posizione di Cuadrado (colui che ha iniziato l’azione) e poi convalidava. Nemmeno il tempo di capire cosa stia succedendo che una conclusione di De Sciglio trovava l’angolino basso della porta di Rui Patricio per il 3-4 che mandava in paradiso la Juve ed all’inferno la Roma. Rimaneva giusto il tempo per assistere al paradossale: Massa a 10 minuti dal termine concedeva un rigore ai giallorossi per fallo di mano di De Lighr che veniva pure espulso: calciava Pellegrini che si faceva respingere il tiro da Szczesny. Finiva così con una Roma rimontata e ridicolizzata da una Juve che tutto ha dimostrato tranne che la propria imbattibilità. La Roma incappa così nell’ennesima brutta figura di stagione, ma stavolta molti degli interpreti scesi in campo o coloro che l’hanno costruita, si sono giocati la propria credibilità davanti ad una tifoseria sempre molto paziente ed accondiscendente verso chi si rende non degno di rappresentare questi colori: sul banco degli imputati però, stavolta finisce anche Mourinho la cui opera di costruzione di una squadra va al rilento, e soprattutto passa per delle figuracce che nessuno aveva messo in preventivo.

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