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GENK – È la calda estate del 2009 e in Sudafrica si sta giocando la Confederations Cup (torneo di preparazione al mondiale dell’anno dopo fra le squadre detentrici delle coppe continentali e campioni del mondo in carica) a stagioni ribaltate per la differenza dell’emisfero.

Il 15/6 a Pretoria si gioca Usa-Italia, mentre gli americani sono alla loro 3° partecipazione come detentori della coppa della CONCACAF, noi siamo esordienti assoluti ma partecipanti come vincitori del mondiale precedente: nessuno se ne rende ancora conto, visto il buon europeo dei nostri l’anno addietro, ma sta per iniziare un momento di grande instabilità per la storia del nostro calcio che culminerà con 3 fallimenti totali ai tornei FIFA successivi e alcune parziali ma buone performance agli europei. Per gli statunitensi il discorso è opposto: comandano in centro-America ma hanno fallito all’ultima coppa d’oltreoceano e ai mondiali (strappandoci comunque un buon pareggio nei gironi)…ma si rialzeranno l’anno dopo centrando i quarti di finale e perdendo solo ai supplementari dopo essere stati nelle prime 8 del pianeta.

La nostra selezione vede il ritorno di Marcello Lippi (dopo la parentesi biennale di Donadoni) in panchina con un ibrido fra i reduci di “Germania 2006” e i nuovi emergenti in campo: Buffon, Cannavaro, Grosso, Zambrotta, Gattuso, Pirlo, De Rossi, Iaquinta, Gilardino, Toni fanno parte del primo blocco mentre De Sanctis, Gamberini, Chiellini, Santon Dossena, Quagliarella, Giuseppe Rossi dovrebbero dare un ricambio generazionale…dall’altra parte troviamo un ottimo tecnico come Bob Bradley e tanti talenti già tutti veterani tipo Howard, Onyewu, Dempsey, Donovan, Michael Bradley (figlio del mister), Altidore, Beasley.

La partita dovrebbe ricalcare le orme passate con l’Italia che gioca e gli USA a contrattaccare…ma si capisce subito che non è così: la difesa azzurra si trova in grossa difficoltà anche dopo l’espulsione di Clark alla mezz’ora e, addirittura, ci troviamo sotto 1-0 al 41° su rigore di Donovan oltre a vederci annullare un’ autorete per fuorigioco attivo di Camoranesi. All’intervallo partono già i processi contro tutto l’ambiente e, d’altra parte, si sa che in Italia vi sono 50 milioni di commissari tecnici; la seconda frazione muta gli animi: vengono buttati nella mischia Rossi insieme a Montolivo al 57° giro di orologio e neanche dopo un minuto il centravanti punisce con una staffilata da lontano che si infila sotto la traversa…a questo punto i nostri chiudono gli avversari nella propria area fino al sorpasso di De Rossi (proprio lui, che era stato espulso 3 anni prima) con un gioiello balistico dai 30-40 metri al 72° ma neanche questo risultato ci appaga e l’ingresso di Toni ne è la prova: proprio al 90° scoccato Pirlo se ne va sulla riga del fallo laterale, riesce a mettere indietro la sfera e ancora Rossi chiude il conto…USA-ITALIA 1-3.

Per i nostri sfidanti sarà l’inizio di un lustro più che dignitoso con un ottimo piazzamento in quella manifestazione (medaglia d’argento dietro ai carioca), risultato meritevole al campionato successivo ed ottimi percorsi negli anni dopo. Per noi sembrerà l’inizio di un torneo trionfale e di una nuova Era per l’avvenire ma sarà solo il principio della fine: perderemo con Egitto, Brasile le gare seguenti venendo estromessi come ultimi nel girone e lo stesso destino ci perseguitera’ la stagione dopo nella massima rassegna planetaria portandoci in un baratro tecnico, tattico, mentale da cui il nostro sistema-calcio non è ancora riemerso nelle 9 annate successive apparte occasioni sporadiche riguardanti le competizioni continentali.

Riusciremo ad insegnare ancora come si gioca a calcio ai nostri rivali del basket o perderemo la nostra maggiore tradizione anche in tale campo? Per saperlo possiamo solo sederci e osservare ciò che accadrà stasera, il 20/11/2018, a Genk anche se si tratta solo di un’amichevole.

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