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A Tirana per vincere! Josè Mourinho lo aveva dichiarato senza mezzi termini, nella conferenza stampa della vigilia allo Stadio Nazionale, come pure in quella del Media Day organizzato una settimana prima dell’evento a Trigoria. Promessa mantenuta! Il Messia di Setùbal, approdato sulla panchina giallorossa per rilanciare una piazza depressa da stagioni difficili e scelte sbagliate, ma anche un po’ per ritrovare sé stesso dopo l’annataccia col Tottenham, ce l’ha fatta. Al primo anno al timone della Roma conquista la prima edizione della Conference League e il suo ventiseiesimo titolo personalr. In pratica il successo continentale che nel palmarès della Magica mancava dalla Coppa delle Fiere del ’61. E poco importa se di grande, medio o poco prestigio: un trionfo europeo è sempre importante, specie se poi ha visto al via realtà del calibro di Tottenham o Olympique Marsiglia. Poi per lo Special One, sul carattere vincente del quale c’è ben poco da discutere, Champions League o partita amichevole l’obiettivo è sempre e solo uno: quello di vincere. Il cammino romanista in UEFA Europa Conference League – questo il nome completo – ha preso il via con il turno preliminare contro i turchi del Trabzonspor: vittoria per 2-1 nell’antica Trebisonda, bissata poi dal 3-0 dell’Olimpico. Poi è arrivato il momento dei gironi, coinciso con affermazioni roboanti e rovesci inaspettati. Ottimo l’esordio casalingo con i bulgari del CSKA Sofia al debutto (5-1), così come il 3-0 in terra ucraina ai danni dello Zorya Luhansk, prima del famigerato kappaò in Norvegia  (1-6) sul sintetico dell’Asmyra Stadion col Bodø/Glimt. Pagina orribile della stagione in giallorosso e forse tra le peggiori della storia, ma dalla quale Mourinho e i suoi ragazzi hanno tirato fuori la forza per ritrovarsi e lanciarsi nella storica cavalcata fino alla conquista della Coppa. Al ritorno invece il ruolino di marcia di Capitan Pellegrini e compagni è coinciso col 2-2 contro il Bodø/Glimt in casa, il 4-0 allo Zorya ancora all’ombra di Monte Mario e la vittoria per 3-2 a Sofia. Negli ottavi 1-0 esterno in Olanda con il Vitesse, seguito dall’1-1 interno, mentre nei quarti la Roma ha di nuovo incrociato le armi col Bodø/Glimt: successo norvegese all’Aspmyra (2-1) e 4-0 per la Roma al ritorno. In semifinale 1-1 fuori e 1-0 a domicilio con gli inglesi del Leicester, il resto è storia di ieri sera in terra d’Albania. In tutto nelle 15 partite disputate, Smalling e compagni hanno collezionato un bottino di 10 vittorie, tre pareggi e due sconfitte con 33 reti all’attivo e 16 al passivo. Capocannoniere di Coppa Tammy Abrham a quota 9 gol (meglio ha fatto solo Dessers del Feyenoord con 10). Sei reti le ha messe a segno Zaniolo, il quale da ieri sera è il più giovane calciatore italiano ad aver segnato in una finale europea (22 anni e 327 giorni). Una stagione indimenticabile, altro che coppetta… Tammy, Nico, Lollo, Rui, Chris, Bryan alzate al cielo questa Coppa che con carattere e sofferenza avete meritato di portare a casa. Del resto, il Messia di Setùbal lo aveva detto: a Tirana per vincere! E ha mantenuto la promessa.

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