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Era dai tempi di Cesare Maldini che la Nazionale non aveva un rendimento offensivo così deficitario. Oggi come allora, è in atto un passaggio generazionale non ancora completato

MILANO Il fatto che Graziano Pellè e Giorgio Chiellini siano i capocannonieri della Nazionale, nel girone H di qualificazione a Euro 2016, con appena 2 gol segnati a testa, è già di per sé abbastanza indicativo: la squadra di Conte fa davvero fatica a segnare. Se si confronta, però, il rendimento offensivo degli Azzurri con le edizioni precedenti delle qualificazioni a Mondiali ed Europei, il dato odierno salta ancora più all’occhio: partendo dal 1992, quando, cioè, l’Europa, in seguito alla disgregazione dell’ex Urss e dell’ex Jugoslavia, ha assunto l’attuale conformazione geopolitica, solo una volta la Nazionale italiana aveva segnato 11 gol in 8 partite. Era il biennio 1996-1998 e, sotto la guida dell’ex ct dell’Under 21, Cesare Maldini, gli Azzurri erano impegnati nelle gare di qualificazione a Francia 1998: avversarie Inghilterra, Polonia, Georgia e Moldavia. Se oggi ci sono Pellè, Zaza, Immobile e Gabbiadini, allora c’erano Ravanelli, Casiraghi, Zola e Chiesa. Più qualche apparizione sporadica di chi si stava affacciando ai grandi palcoscenici del nostro calcio (Vieri su tutti) e di chi si avviava a disputare l’ultimo Campionato del Mondo della sua carriera (Roberto Baggio). Oggi come allora, scenario da passaggio generazionale non ancora completato. La differenza, però, è che, all’orizzonte, non sembrano affacciarsi bomber in grado di ripercorrere le orme di Vieri, Inzaghi, Totti e Montella, che, insieme a Del Piero, avrebbero guidato le Nazionali di Maldini, Zoff, Trapattoni e Lippi fino al trionfale Mondiale del 2006.

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