Che succederà oggi? Ravel Morrison si allenerà regolarmente a Formello? Avrà superato il problema fisico (vero o presunto) che non gli ha permesso di lavorare ieri con quelli che non avevano giocato contro il Rosenborg? Risposta difficile, visto l’imprevidibilità del giovane talento inglese che non riesce a trovare pace nemmeno nella sua esperienza italiana. Arrivato a febbraio con qualche chilo di troppo, non si è ambientato, è fuggito in patria per poi tornare all’inizio del ritiro motivato e pronto. E non solo a parole perché, fino all’infortunio a fine luglio in una maledetta amichevole ad Auronzo, aveva rispettato i patti. Poi la fugace apparizione in Supercoppa fino a cadere nell’oblio. Quattro presenze, 61 minuti giocati in tutto e la stoccata di Pioli prima della sfida contro il Genoa: «Ancora non parla una parola d’italiano e anche questo ha ritardato la crescita sua e della squadra». Risposta su Twitter poi cancellata velocemente: «Tevez ha giocato in Inghilterra e non ha mai parlato inglese. Ha giocato in Italia senza aver mai parlato italiano…».
L’inizio della fine, giovedì avrebbe dovuto giocare ma l’espulsione di Mauricio ha complicato i piani del tecnico e, subito dopo la gara di Europa League, nuovo intempestivo tweet mentre erano tutti felici per la vittoria in inferiorità numerica: «Gennaio». Una speranza di fuga? Sembra proprio di sì. Il suo agente Daniel Wilson rincara la dose: «Non c’è nessun problema da parte nostra, va chiesto al club perchè debba stare in panchina».
Però, la Lazio non si vuole arrendere, l’operazione recupero di un talento cristallino sparito prosegue, con la speranza che Morrison si concentri di più sul campo per convincere Pioli. Il tecnico biancoceleste ci parla spesso, Tare continua a ribadire a lui e pubblicamente: «Troverà spazio». Di Ravel per ora i tifosi laziali conoscono le sue prodezze del passato quando da giovanissimo aveva incantato anche Ferguson a Manchester. Poi il declino e quel tweet di qualche giorno fa che sa di ammissione di colpa «Ho commesso troppi errori in passato». Un buon punto di partenza per non farli più e guadagnarsi la fiducia di Pioli e della gente laziale che l’aveva accolto con entusiasmo per quella naturale somiglianza a Paul Gascoigne. Restano due mesi per smentire le cassandre.