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ROMA – La Pasqua del 1988 é passata da sole 2 settimane, il caldo si fa sempre più spazio intanto che mancano 2 mesi alla fine della scuola, in Italia si fanno sempre più spazio i cartoni o i programmi provenienti da Stati Uniti e Giappone intanto che si va a passo spedito verso la fine della “Guerra Fredda” con continue riunioni fra i maggiori poteri politici delle sfere internazionali, la Jugoslavia é il paese più povero d’Europa e il calcio italiano sta per iniziare la sua epopea a livello continentale dopo anni di grandi campionati ma risultati esigui a livello di coppe.

Siamo nell’ultimo campionato con 30 partite e 2 stranieri a team: dall’anno prossimo si avranno 3 componenti di altre federazioni e 34 giornate…ma una delle domeniche più interessanti di questa primavera é sicuramente la 26°, in cui si giocano Inter-Fiorentina 3-0 (meneghini in lotta per la UEFA e toscani a centro-graduatoria) assieme a Juventus-Napoli e Roma-Milan, nelle quali sono coinvolte i partenopei capolisti e i rossoneri inseguitori (41-37) intanto che bianconeri e giallorossi sono coinvolti nella lotta per l’accesso alle competizioni confederali.

In particolare, nella capitale, va in scena una sfida molto interessante, visto che i milanesi hanno perso appena 2 volte negli ultimi 10 anni fra campionato e coppe: essendo a -4 dai napoletani non possono assolutamente permettersi di lasciare punti per strada intanto che i romanisti vogliono cercare di avvicinarsi il più possibile all’ipoteca della zona europea nel minor tempo possibile al fine di giocare un finale senza patemi d’animo. Entrambe sono favorite dal fatto che non hanno impegni infrasettimanali da gennaio: la Roma era stata fatta fuori negli ottavi di coppa nazionale dall’Empoli (sconfitta 2-1 in Toscana e 0-0 nel Lazio) mentre il Milan aveva salutato la Coppa UEFA ai sedicesimi per mano dell’Espanyol (0-2 a Lecce, data la squalifica del campo di Milano per gli scontri della UEFA 1985/86 con lo Zulte Waregem, nell’unico momento in cui il nuovo progetto milanista aveva dato qualche avvisaglia preoccupante e 0-0 in Spagna) per poi abbandonare anche la Coppa Italia a gennaio, ancora agli ottavi, per la batosta con l’Ascoli (sconfitta a domicilio 0-1 firmata da Flavio Destro: il padre dell’attuale centravanti del Genoa, vittoria identica nelle Marche e crollo ai rigori per 4-2 malgrado un dominio quasi totale).

I presidenti, Dino Viola e Silvio Berlusconi (subentrato a Giuseppe Farina nel febbraio 1986) sono in buoni rapporti ed arrivano assieme in tribuna intanto che i 60000 presenti gremiscono l’impianto e fra i quali si annoverano circa 10000 ospiti desiderosi di vivere fino in fondo una rincorsa che sembrava impossibile fino a 2 mesi prima, quando il Napoli era andato a +5 facendo sembrare tutto deciso…se ne facciamo un discorso tecnico, abbiamo i 2 allenatori che praticano il miglior calcio della lega, ovvero Nils Liedholm (tornato nella capitale dopo il triennio rossonero, ben più avaro di soddisfazioni rispetto all’e esperienze trascorse) e Arrigo Sacchi (arrivato in estate dal Parma fra mille scetticismi), i cosiddetti “maghi della zona”; entrambi, infatti, ripudiano tassativamente il gioco “all’italiana” affidandosi a 2 applicazioni dello stesso teorema: da un lato un possesso palla esasperato e poi verticalizzazioni mortifere contro una velocità massima condita da un pressing asfissiante e una difesa alta a speculare sul fuorigioco oltre a 2 reparti arretrati ma schierati su uniche linee. Il 4-5-1, poi 4-4-2, dei padroni di casa, privi del difensore Oddi, squalificato ma rimpiazzato da Nela (rientrato la settimana prima in occasione dello 0-2 casalingo con la Sampdoria dopo essere stato fuori dalla primavera 1987 per la rottura del ginocchio destro), e del duttile Boniek infortunato, si presenta più dedito a cercare di fare gioco che a spezzarlo, vedendo pure che fra le parti incorrono appena 4 punti di differenza (33-37)

[Tancredi;

Tempestilli-Collovati-Signorini-Nela;

Policano-Desideri-Giannini (cap.) (69° Pruzzo)-Domini-Conti (46° Manfredonia);

Voller]

mentre il 4-4-2, tramutato in 4-3-3 malgrado l’evolversi degli eventi, usato dagli ospiti annota diverse assenze ma solo quella dell’ex di turno Ancelotti, squalificato pure lui, conta sul serio per pesare sul bilancio della formazione di base: se Mussi/Mannari sono infortunati, Bianchi/Verga/Cappellini si trovano esclusi per scelta tecnica essendo solo delle riserve (a fine annata, se Mussi totalizzerà 11 apparizioni, gli altri 4 faranno, assieme, 9 partite in tutto…decisamente poche)

[G.Galli;

Tassotti-F.Galli-F.Baresi (cap.)-Maldini;

Evani-Colombo-Bortolazzi-Donadoni (79° Massaro);

Gullit-Virdis (72° Van Basten)].

Mancano meno di 2 mesi agli europei in Germania Ovest ma sono comunque diversi gli elementi da tenere sotto osservazione in ottica nazionali: capitan Giannini con capitan Baresi/Maldini/Donadoni (e Ancelotti) avranno il loro posto in azzurro per il 1° torneo continentale della propria carriera venendo sconfitti in semifinale 2-0 dall’URSS mentre veterani del 1982 a livello di Collovati/Conti o G.Galli/Massaro resteranno a casa assieme agli “anziani” Nela e Virdis…facendo, invece, un discorso di stranieri, il tedesco occidentale Voller (fino a lì criticato malgrado si sappia che ha da affrontare un problema piuttosto serio al ginocchio sinistro da almeno 11 mesi) sarà una delle guide dei padroni di casa eliminati dall’Olanda in semifinale per 1-2 in rimonta allo scadere, al contrario di Boniek, che non si é neanche qualificato con la Polonia e, invece, il tandem d’attacco del futuro team campione sarà Gullit-Van Basten, che sconfiggerà i sovietici 2-0 in finale a Monaco di Baviera.

Da subito si capisce che, pure se la Roma prova a rendersi pericolosa con Conti e Policano impegnando prima Tassotti a respingere e poi Galli a distendersi basso sulla sua sinistra intanto che la Juventus sblocca con il Napoli portandosi avanti 1-0 al 19° con Cabrini, i rossoneri hanno una marcia in più e riescono a fare maggiormente gioco affidandosi ad un Gullit in grande spolvero a rifinire per Virdis, su cui Tancredi é molto attento a deviare in corner (sarà l’unico per gli ospiti): dalla bandierina Donadoni, al 25°, mette la palla tagliata in mezzo per Gullit che prolunga sul secondo palo e Virdis (7° marchio su 11 per lui in annata nel solo campionato… contando pure le coppe saranno 15: 2 in coppa nazionale e 2 dei 3 totali in UEFA nell’unica sfida in cui i diavoli andranno a segno: il 3-0 dell’andata dei trentaduesimi con lo Sporting Gijon) stacca impetuosamente incornando lo 0-1 che delinea l’andamento definitivo del pomeriggio…al momento é Napoli-Milan 41-39! I capitolini, molto più lucidi del loro pubblico, ancora adirato con la stampa per gli scontri di Inter-Roma 4-2 andati in scena 2 turni addietro portando all’arresto di 65 romanisti, si riversano all’attacco impegnando la retroguardia milanese prima con Giannini, che si fa anticipare in uscita da Galli, poi con Voller, a cui Baresi devia in corner la conclusione, e infine con Policano, che spara alto di sinistro a tut per tu con l’estremo difensore poco dopo che Donadoni aveva strozzato troppo il suo mancino mandando fuori a Tancredi battuto…nel finale Colombo si fa ammonire per un intervento duro su Domini e Policano lo segue fermando irregolarmente una delle tante galoppate di Maldini.

Alla ripresa Liedholm butta dentro Manfredonia (giocatore rispettato ma mai amato realmente dalla curva per il suo passato laziale e juventino) per uno spento Conti defilando Desideri a destra e spostando Policano a sinistra rinforzando la zona mediana nella speranza di riuscire ad arginare il pressing asfissiante e l’infernale, realmente, giro palla degli avversari…in parte ci riesce, visto che il nuovo entrato aiuta Domini a soffocare il gioco della coppia Colombo-Bortolazzi costringendo Donadoni a spostarsi verso il centro per mettere ordine e obbligando Gullit ad arretrare il suo raggio d’azione per essere coinvolto, senza contare, inoltre, che proprio dal piede di Manfredonia parte il lancio verso Desideri si cui Galli salva in modo decisivo prima che Donadoni commetta un netto fallo da rigore su Policano di cui tutti si accorgono tranne il direttore di gara Pairetto (figura molto chiacchierata e di cui sentiremo riparlare in negativo circa 18 anni dopo…), che poco dopo ammonisce sia Desideri che Manfredonia per altri 2 falli; il Milan , intanto che riceve la notizia del 2-0 di Rush al 67° e del 3-0 su rigore di De Agostini al 74°, non commette l’errore di chiudersi dietro e cerca, anzi, di approfittare di ogni disattenzione avversa…accade così che, dopo l’entrata di Pruzzo per capitan Giannini (lo stesso Pruzzo diviene capitano) a rivoluzionare l’assetto verso un 4-4-2 molto chiaro, prima Virdis, sostituito da Van Basten a poco più di 15 minuti dal termine, colpisce la traversa approfittando di un retropassaggio errato di Policano, e poi Massaro, anche lui entrato nel finale per dare la spinta definitiva al 4-3-3 dei suoi (in cui Colombo sta davanti alla difesa, Bortolazzi prende il centro-destra e Donadoni il centro-sinistra intanto che Gullit va a destra, Massaro a sinistra e Van Basten fa il riferimento in mezzo riuscendo a staccarsi spesso per non dare punti di riferimento), manda fuori a porta vuota di destro dopo aver dribblato anche Tancredi…sembra un segno del destino che, 2 minuti dopo il 3-1 di Careca, il medesimo Massaro (al 4° ed ultimo gol in stagione, tutti nel girone di ritorno senza contare l’unica firma in Coppa Italia) riesca fare 0-2 quando il cronometro segna l’85°: servito da Donadoni sulla trequarti, riesce a saltare Collovati prima di scartare di nuovo Tancredi e depositare a fil di palo il timbro della sicurezza malgrado il liscio in recupero di Collovati stesso.

A fine partita il distacco, grazie alla 2° vittoria consecutiva dei milanesi in casa dei capitolini, si é ridotto fra Napoli e Milan: 41-39 anche se fra una settimana i milanisti hanno il derby in casa e i napoletani vanno a Verona prima dello scontro diretto programmato al 1/5/1988…sulla carta, come dirà pure Sacchi, il favorito é ancora il team di Maradona, ma la speranza che sia iniziata la rimonta é davvero molto concreta, calcolando pure che i lombardi hanno staccato pure i lupi, agganciati dalla Sampdoria a 33, andandogli a 39-33 e ben 3 gare di vantaggio a parità di minuti giocati.

Un mese dopo, il 15/5/1988, avremo la definitiva sentenza del giudice supremo, ovvero il campo: il Milan, pareggiando 1-1 a Como, consentirà ai corregionali di salvarsi e tornerà campione d’Italia 9 anni dopo l’ultima volta superando un Napoli in caduta libera che, nelle ultime 5 giornate, totalizzerà 1 punto su 10 disponibili a fronte di 4 sconfitte e 1 pari facendosi superare dai rossoneri a 180 minuti dal traguardo avendo perso lo scontro diretto 2-3 in casa (sul finale pesano tante leggende e ciò che vedranno tutti sarà solo un’esigua parte della verità…)…per i meneghini sarà l’11° tricolore (45-42) mentre la Roma si piazzerà 3° a 38 punti non sapendo che sarà la sua ultima volta sul podio della Serie A prima del suo 3° scudetto nel 2000/01, saluterà Boniek dopo 3 anni e anche Pruzzo cambierà maglia andando a vestire quella della Fiorentina, ma si toglierà la soddisfazione di essere stata l’unica compagine capace di battere sia i milanesi che i partenopei in casa loro pur saldando il debito tramite l’unico punto fatto fra le “mura amiche” (Roma-Napoli era terminata 1-1 in 11 contro 9 da vantaggio giallorosso).

Il nostro breve viaggio d’avvicinamento a Roma-Milan sta per concludersi, ma manca ancora una tappa…

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