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GENOVA – Molte volte si tende a pensare che il calcio abbia origini molto recenti e che, anzi, oltre una certa soglia di tempo non si possa andare per cercare di trovare uomini o metodi che abbiano dato un’impronta decisiva a questo gioco: diciamocelo, la conoscenza del calcio prima degli anni ’60 del ‘900 é assai ridotta e molti nomi, che spesso sono stati rivoluzionari in qualche senso per la loro epoca, non vengono mai menzionati in caso di ricordo da parte della critica. A tal proposito si può tranquillamente dire che una delle città in cui il calcio ha dato i suoi natali al nostro paese é Genova…una metropoli bella ma che ha vissuto i suoi anni migliori soprattutto tra il 1898 e 1937 (in cui si vinsero ben 9 scudetti e 1 coppa nazionale…attualmente l’intera bacheca del 1° team cittadino): il club in questione é, come, avrete capito, il Genoa. Proprio il Genoa, all’indomani del 2° conflitto mondiale, ebbe la fortuna di far vestire la propria casacca a un giovane talento proveniente dalla provincia ligure ma che diverrà per quasi mezzo secolo (42 anni) il più presente di sempre con quei colori addosso: Fosco Becattini, un nome insolito.

Nato il 16/3/1925 e cresciuto nel piccolo vivaio del Sestri Levante, verrà acquistato dai “grifoni” nell’estate del 1945, squadra della quale diventerà bandiera collezionando il record di presenze (425 di cui 14 in Coppa Italia) realizzando un solo gol (Juventus-Genoa 3-2, 3° giornata del 22/9/1957)…il primato fu battuto poi da Gennaro Ruotolo nel periodo 1988-2002 (444 gettoni e 36 timbri); la sua lunga permanenza nella società genovese con la maglia n.3 lo riporta come il perno della difesa rossoblù negli anni subito successivi alla 2° guerra mondiale, a partire dal campionato 1946/47 (nel 1945/46 esistevano solo i gironi delle aree geografiche nazionali: lui prese parte a quello dell’Alta Italia pur giocando solo 1 volta) fino alla sua ultima stagione nel campionato 1960-1961: esordisce in Serie A il 13/1/1946 in Bologna-Genoa 4-0 e nel suo ruolo di terzino, per la sua non eccelsa statura o la sua agilità era definito “palla di gomma”. Viene ancora ricordato, ed é stato inserito nella “Hall of Fame” genoana fra i membri più importanti della storia della società, per aver fatto parte del gruppo che vinse la Serie B nel 1952/53 dopo averla lisciata l’anno addietro per mano della Roma (sarà la 2° di 6 affermazioni nella categoria cadetta per i liguri: la 1° era stata nel 1934/35) e per essere giunto 3° nella Coppa Italia del 1958/59 battendo il Venezia ma alle spalle di Juventus/Inter…ad ora fra i migliori piazzamenti dei suoi nella 2° metà del ‘900 assieme al 4° posto del 1990/91 ed alla semifinale di Coppa UEFA 1991/92.

Figura fra gli uomini più presenti di sempre nei derby, avendo esordito proprio l’anno in cui la neonata Sampdoria muoveva i primi passi ai massimi livelli: ne affronterà 36 pur vincendone solo 4 al netto di 12 sconfitte e ben 10 pari…erano gli anni del dualismo fra lui e l’altro difensore Gaudenzio Bernasconi, i 2 più rappresentativi giocatori delle squadre locali fino ad allora.

Per la nazionale italiana ha collezionato appena 2 presenze: nella stagione 1948-1949 ed esordì il 27/3/1949 in amichevole a Madrid per Spagna-Italia 1-3 tornando poi a vestire l’azzurro in occasione di Ungheria-Italia 1-1 andata in scena a Budapest per la Coppa Internazionale il 12/6/1949.

Appese le scarpe al chiodo nel 1961, è stato anche allenatore, in Serie C, con il Rapallo Ruentes (1961-1966) prima di andare all’Albenga (1966/67) e tentare l’impresa, in Serie D, con il Sestri Levante (1971-75).

Ligure di nascita, genoano di fede e d’adozione, ha dedicato una vita al calcio della sua regione in un periodo assai difficile e in cui tutti volevano tornare a vivere dopo 30 orribili come quelli del fascismo oltre al 2° conflitto globale ma non ha mai rinunciato a lottare nel nome dello sport più popolare della sua regione sentendo l’affetto della sua tifoseria (di cui ha retto i gradi di capitano solo nel 1950/51) fino all’ultimo giorno disponibile…mercoledì 14/12/2016 ma 4 giorni dopo, in occasione di Genoa-Torino 3-4 la squadra lo onorerà con un minuto di silenzio e con il lutto al braccio, simbolo inequivocabile che anche se si era ritirato da quasi 50 anni, la sua era una curva diversa da tutte le altre e nel calcio ci sta ancora spazio per chi ha scritto pagine indelebili del nostro sport maggiormente popolare pure in epoche lontane da noi.

Dopo Ruotolo, l’idolo della “Gradinata Nord” e prima del grande Gianluca Signorini ci sta lui: Fosco Becattini, un nome insolito.

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