Solo 12.300 le tessere sottoscritte finora. E’ il punto più basso della presidenza Lotito
ROMA – Li ha persi di nuovo perché non ha saputo tenerli accanto alla Lazio. Li ha persi un’altra volta, dovrà faticare per riportarli a casa, dovrà sperare in un altro exploit di Pioli per ripopolare l’Olimpico attraverso il botteghino. Lotito aveva un dovere doppio: preservare l’unione squadra-tifosi, preservare lo stadio colmo. E invece? Siamo punto e a capo. Dopo 11 anni ha alzato i prezzi degli abbonamenti del 10% (sul costo intero) e dopo il terzo posto non ha completato il mercato. Il risultato? L’Olimpico s’è risvuotato, gli abbonati sono in netto calo. Il dato, a cinque giorni dalla chiusura (fissata per venerdì alle 18,30), è fermo a quota 12.300 (poco meno di 4mila sono abbonati Aquilotto, ex Cucciolone, nati dopo l’1 gennaio 2001). E’ un dato ancora parziale, ma può servire per tracciare un primo bilancio: è il peggiore dal 2004-05 ad oggi, è il peggiore dell’era Lotito. La società spera in un’impennata finale, per molti non è ipotizzabile. La Nord ha detto no, non sottoscriverà gli abbonamenti. Negli altri settori c’è indecisione, è generata dalla freddezza.
IL CONFRONTO – Rispetto ad un anno fa mancano 5mila abbonati, non sono pochi. Nel 2014-15, dopo le contestazioni feroci contro il presidente Lotito, s’era raggiunta quota 17.400. S’è perso un patrimonio umano, non riguardava solo le tessere annuali bensì le presenze totali registrate all’Olimpico. Nella seconda parte della stagione passata, sull’onda dei successi, son stati venduti migliaia di biglietti. Lo stadio s’è colorato, ha sognato cantando Battisti e gridando ai gol di Felipe Anderson. Ci si abbracciava all’Olimpico e a Formello, davanti alla stazione Termini prima delle partenze della Lazio per le trasferte vicine e decisive. S’è tornati indietro nel tempo, nella dimensione che ha caratterizzato la maggior parte degli anni lotitiani. E’ un peccato vero, bisognava ripartire dall’Olimpico caldo e pulsante, felice e festante, coloratissimo di biancoceleste. Sono stati commessi i soliti errori ed altri ne sono stati aggiunti. La Lazio di Pioli era stata in grado di acciuffare il terzo posto e di conquistare la vittoria più bella: riaccendere la passione. Per tutta risposta, come si sa, i prezzi degli abbonamenti hanno subito il rincaro. Perché? Erano fuori mercato rispetto alla concorrenza vicina e lontana e ha inciso la crescita del club (il terzo posto), così fu spiegato a luglio. I tifosi della Lazio avevano bisogno di ben altro, di continuare a sentirsi a casa.
I NUMERI – Nell’era Lotito le quote abbonati più basse (stagione in corso a parte) si sono registrate nelle annate 2010-11 (12.877), 2006-07 (14.809) e 2007-08 (14.943). Dopo la risalita del 2013- 14 (23.173 abbonati) Lotito non è riuscito a far crescere il dato, a farne una base solida per il futuro e neppure a confermarlo. Nelle ultime due stagioni (sempre ad oggi) si son persi circa 11mila abbonati. I bilanci saranno più precisi venerdì sera, quando scatterà il gong. Da stamane è iniziato il rush finale, l’andamento recente è stato lento, il club conta in una crescita delle vendite, si augura di distribuire più tessere possibili. Servono incentivi per riuscirci, di ogni tipo. Servono agevolazioni, non rincari. Le promozioni proposte negli ultimi anni, su input dell’ufficio marketing, avevano avuto il potere di riavvicinare la gente, non sono più bastate. La campagna abbonamenti va anche di pari passo con la campagna acquisti, è bene progettarle al meglio. Ripensare ad un Olimpico semivuoto fa male, la missione di ravvivarlo spetta di nuovo agli uomini di Pioli. Nel 2014 si giocò sei mesi nel deserto, nel 2015 s’è giocato nella bolgia. La differenza s’è vista, gli obiettivi sono cambiati insieme alla classifica. La Lazio è tornata vincente, in alto. Ma a Formello i veri problemi son sempre stati gli autogol clamorosi e le marce indietro. Avanti Lazio, è il motto della campagna abbonamenti 2015-16. Indietro tutta, è il solito grande errore.