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mauri“Nel pre campionato nessuno mi considera mai titolare, ma con il passare del tempo mi ritrovo sempre a giocare con continuità”. Sorrideva sornione, Stefano Mauri, quando la scorsa stagione si gustava soddisfatto il suono delle sue stesse parole. A un anno di distanza, fare copia e incolla e riproporre lo stesso concetto sarebbe fin troppo facile per il centrocampista brianzolo. Tutto cambia affinché nulla cambi: ecco, la massima più famosa del Gattopardo può regalare un tocco di fascino letterario al Mauri 2.0. Quello che a luglio aveva salutato la Lazio, che ad agosto l’ha riabbracciata e che a settembre è chiamato a riprenderla per mano. Per condurla fuori dal momento no.

IL 4-2-3-1 COME MOSSA SCACCIA-CRISI, IN NOME DELLE ANTICHE CERTEZZE – Le prove anti-Udinese scoprono il velo sulle mosse che Stefano Pioli passa in rassegna in quel di Formello: 4-2-3-1, questo il modulo che il tecnico biancoceleste ha intenzione di varare in vista del match di domenica (ore 18) all’Olimpico. Un assetto provato nel test tutto in famiglia con gli Under 17, una soluzione che si propone di limitare i danni dell’assenza di Biglia. Nessun vertice basso a centrocampo, ma due mediani a ordire la manovra e proteggere la difesa (accanto a Parolo, Cataldi è in ballottaggio con Milinkovic-Savic). Soprattutto, una mina vagante che parta centralmente sulla trequarti per poi scambiare la posizione tanto con i due esterni quanto con la punta. La sintesi in un nome e cognome? Stefano Mauri. Un profilo che, volendo, trova corrispondenza anche in Ravel Morrison: le giocate in allenamento del genietto inglese stuzzicano la fantasia dei tifosi e dello stesso Pioli. Eppure il mister di Parma è sempre più orientato ad affidarsi alle antiche sicurezze. Lungo un filo rosso comune, che collega come in un ciclo perpetuo la stagione attuale a quella passata.

RITORNO ALLE ORIGINI (DELLA SCORSA STAGIONE): CON MAURI TITOLARE, CAMBIA LA MUSICA – Prima giornata 2014/15, la Lazio parte col piede sbagliato contro il Milan: il ko per 3-1 a San Siro macchia la prima in A di Pioli sulla panchina biancoceleste. Nel 4-3-3 disposto in campo dall’ex allenatore del Bologna, non c’è Mauri: per il numero 6 solo 17 inutili minuti nel finale. Contro il Cesena, al turno successivo, saranno 20 i giri d’orologio ‘concessì all’allora capitano: tanto basta a Mauri per siglare la rete del 3-0. E al tecnico laziale per intravvedere le potenzialità del 4-2-3-1. In casa del Genoa e all’Olimpico con l’Udinese, si torna però al 4-3-3 e l’ex Udinese si riaccomoda in panchina: la Lazio (soprattutto a Marassi) esprime un calcio esaltante, ma arrivano due sconfitte. Alla quinta giornata contro il Palermo, Pioli si decide: dentro Mauri dal primo minuto e passaggio al 4-2-3-1. Al Renzo Barbera, il risultato finale recita 4-0 per i biancocelesti. Successo seguito a ruota dai tre punti conquistati contro Sassuolo (3-2 interno) e Fiorentina (2-0 al Franchi). Sempre con il capitano al centro della trequarti e con Candreva e Lulic ai suoi lati. Guarda caso, gli stessi due interpreti candidati ad affrontare domenica dal primo minuto i bianconeri di Colantuono. Pioli medita il suo personale ritorno alle origini, o meglio a quella chiave tattica e d’interpreti che lo scorso anno offrì slancio a una Lazio ancora né carne né pesce. E che nel prosieguo del campionato incantò tutti con il bel gioco e vittorie convincenti. Tanto con il 4-3-3 quanto di nuovo con il 4-2-3-1 post-esplosione di Felipe Anderson: a gennaio, con il boom del brasiliano e il rientro di Candreva dall’infortunio, il mister biancoceleste giocò la carta dei tre moschiettieri sulla trequarti. Il terzo, ovviamente, era Stefano Mauri. Che la Lazio l’ha lasciata solo lo spazio di una pausa di reciproca riflessione, in attesa che le acque del calcioscommesse si placassero del tutto. Con la decisione da parte della Procura federale di non procedere con un processo bis a carico del giocatore e della società, in buona sostanza, la reunion è stata una mera questione di giorni. Il tempo di trovare l’accordo per il contratto di un anno con opzione per il secondo. Ancora in attesa dell’esordio stagionale, Mauri si candida ora a guidare il 4-2-3-1 escogitato da Pioli. Perché nella vita i debutti, come gli esami, non finiscono mai. Anche a 35 anni e mezzo.

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